venerdì 25 gennaio 2013

Una poesia di Maria Grazia Calandrone

II

I.
Perché scopri il tuo volto Signora, d'improvviso perché
sollevi il velo, perché esci correndo di casa
come preda di un vino
randagio che ti piaga la gola, come morsa dai cani del tuo cuore affamato, perché?

2
I tuoi riccioli in balia del vento
e le orecchie acutissime al servizio
del più ingeneroso
armento della terra: l'amata, lei
prediletta fra tutte
perché a tutti concede
la sua confidenza?

3
come il castigo ci colpisce a caso in questo profondissimo
mezzogiorno. Dall'umido nord
che fatoppe di muschio sui mattoni dei vicoli alla deserta
stele innalzata
sul quadrilatero delle fortificazioni si è confusa la fama
della tua bellezza
alla fama del sole - ma nel tuo cuore è nulla
la gloria del corpo: perché
non dai peso allo slancio della terra
così viva di fiori e stormi?

4
perché all'alba mi hai dato da baciare
la punta del tuo ricciolo e alla sera
con un gesto del capo lo hai sottratto
e con la vuota polvere hai commisurato
il mio cuore paziente, perché?

5
La tua lingua rivela il segreto
chiuso nella tua bocca, la tua cintura
pesa e descrive
la mollezza dei fianchi:perché
minacci la mia vita con la spada
solo perché io vedo, solo perché io sento
il tuo mistero, perché?

6
perché sorridi come per amore mentre inganni
quelli che come me hanno gettato
la loro intera sorte
sul tuo bianco tappeto di carne
e sorriso e capelli, perché?

7
La mia casa é affollata di estranei
che non scaccio nemmeno
quando il volto gentile dell'amico
si affaccia dalla calce
dei corridoi e chiama
amica l'amica
e aggiunge quel nomignolo lucente
di lucertole e biglie. perché
- cara - non rispondi al mio vero
silenzio, perché
lasci esposto il dolore dietro il sottile
velo
di chi non ti minaccia
intimamente? Perché nascondi il corpo, perché rinunci, perché
confondi
il mio strazio nel sangue della vostra ferita?

Maria Grazia Calandrone da La Vita chiara, Dialoghi con Hafez, Ghazal delle domande.

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