mercoledì 23 gennaio 2013

Fabrizio Mugnaini su Gian Ruggero Manzoni


Buona giornata, oggi pensavo proprio di non scrivere il breve profilo giornaliero, l’aneddoto quotidiano, da ieri sera sono a letto pieno di dolori e tosse nonché una notevole quantità di crampi. Arrivato alle diciassette, fatidica ora del the, non ho resistito, ed incappucciato come un palombaro, mi sono recato nello studio per scrivere chissà cosa … Conosco Gian Ruggero Manzoni (1957) da molto tempo ed ho sempre apprezzato la sua vena artistica, poliedrico, cavallo matto, grande poeta, storico dell’arte, commediografo, dipinge. Credo di non avere le sue stesse idee politiche, ma questo non intacca minimamente il nostro rapporto che è basato sulla ricerca del bello sia in poesia che in pittura. Ci siamo incontrati diverse volte, la prima volta che è venuto a casa mia la ricordo come fosse ieri, avevo appena traslocato ed ancora non avevo sistemato tutti i mobile, il piano della scrivania era formato da un cartone spesso, non feci una bella figura, quando sotto il peso dei libri, tutto franò. Ridiamo ancora a distanza di anni. Ha soggiornato per lunghi periodi in giro per l’Europa, in Belgio, in Francia e in Germania frequentando tutti gli ambienti artistici. In Italia i suoi maestri sono stati Umberto Eco e Gianni Celati, per circa sei anni insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, lascia la cattedra perché si sente troppo vincolato e inizia ad insegnare in varie Università italiane e straniere come contrattista. Ama abitare in provincia e, come di solito dice, "dell' uomo di provincia possiede tutti i difetti, ma anche tutti i pregi". Le sue lettere sono uno spasso, gratificante riceverle, la scrittura si incastra in tutte le parti della pagina, spesso sono accompagnate da disegni colorati, le conservo con cura insieme a tutta la corrispondenza. È generoso, si impegna in ogni progetto ed insieme ne abbiamo studiati e realizzati diversi. Scrive e pubblica molto, uno dei libri a cui sono più affezionato è “Il dolore” (oltre la casa dei morti) edito da Vanni Scheiwiller nel 1991 con disegni di Omar Galliani. Libro interessante da leggere, non facile da reperire, le prose sono state composte da Gian Ruggero nell’autunno del 1990, subito dopo la morte del padre Giovanni, i disegni di Omar Galliani sono stati eseguiti in Grecia, ad Olimpia, il 22 luglio 1990. Non avendo altro a disposizione, la tecnica usata dal pittore è stata delle più semplici: matita e resti di gelato al cioccolato del figlio Massimiliano.


I

Fingere per giorni e giorni la tua salute, fino a crederci e dimenticare che eri per morire.
Le piaghe del decubito. La tua barba, grigia e rada. Le unghie ormai nere. I muscoli del petto e del collo, duri e contratti, gonfi, nel mangiare aria e nel soffiare che sempre e sempre ci amavi. Che ti eravamo vicini. Che non volevi altro. Che per noi continuavi. E pregavi in latino, con le parole che l’ebbrezza ti allungava. E ancora respiravi, respiravi, respiravi.
Uno, due, tre, quattro, cinque. Da capo babbo. Allarga i polmoni. Fallo. Impegnati, per la nostra razza.
Fallo!… e con dignità mi accompagnavi alla soglia. Mi guidavi, respiro dopo respiro, a capire la morte. A morire con te, la parte migliore della vita. La parte migliore, che i morti ricordano.

XVI

Com’era nel tuo stile, andando all’ospedale, hai lasciato la scrivania in bell’ordine. Gli occhiali sul dizionario romagnolo. La lente vicino al delicato vaso del Giappone. La stilografica chiusa, e rivolta verso nord, sui protocolli e sulle fatture del meccanico e del muratore. L’orologio carico, e le buste con gli articoli per i giornali e per la televisione.
Nei cassetti, inevitabili feticci. I timbri dell’azienda e dell’archivio – le sbiadite fotografie di mamma e io – inviti a mostre e a letture – cinque bossoli da mitragliatore – una scaramazza – una cartolina d’auguri del 1958, siglata Maria Rosa, Giovanna e Fedora – poi due scontrini indivisibili … Fondamenta Nuove, Burano, Torcello e ritorno. Il fischietto d’osso per le allodole. Lo zampetto di coniglio portafortuna. Il somarello di terra cotta e cicche fumate e rifumate a nostra insaputa. Piccoli gemelli d’oro e il fazzoletto con Garibaldi e il tricolore – un nastro verde e dodici soldatini di cartone, adagiati nella scatola della prima Comunione.
Il sorriso e le gambe della Pampanini, in mezzo alla patente B, sgualcita e ormai scaduta.
Le nostre lacrime e il mio sospendere la frenetica e blasfema investigazione.

Fabrizio Mugnaini

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