sabato 23 marzo 2013

Il virtuale culto della personalità. Osservazioni sulla relazione virtuale.



Una riflessione su fb. Mi sa che fb. alimenta il culto della personalità e dell'innocente ( o non innocente) menzogna. Le identità sono tutte virtuali. Le relazioni immateriali. Raramente sai come sono fatti i tuoi interlocutori. Come passeggiano, parlano, mangiano, si entusiasmano o si infuriano. Così anche le modalità della conoscenza si trasformano e lo spazio che viene dato non è tanto uno spazio per l'altro ma uno spazio per se stessi. Ciò non è tanto preoccupante quando si tratta di relazione amorosa che sempre reca in sè il rischio del negato e del nascosto, rischio intrigante che alimenta da sempre la passione ( baciare il pezzetto di polso che solo esce nudo dall'abito, il pezzetto di caviglia, la donna velata, lo scialle, l'ala di cappello che copre gli occhi, lo sconosciuto, la sconosciuta, tutto l'armamentario feroce dell'Ottocento romantico e deteriore che come borghesi, intellettuali borghesi, ci portiamo dentro) ma quando trattasi di relazione politica e sociale. Allora la menzogna e la virtualità sono riprovevoli davvero e altamente pericolosi. Voglio vedere al terzo incontro col tartufo di piazza Navona cosa succede dell'amore e psiche dei grillini.

Cetta Petrollo

venerdì 22 marzo 2013




Che di cancro per pelle ancor fiorisco

I quattro passi che vanno per la croce
hanno soste a cadute ad ogni giorno
reco con me la lastra del tuo mondo
che di cancro per pelle ancor fiorisco.

Non è la mia d’età d’amor convinta
bensì di morte che mi stringe tutta
di segnale in segnale in sé sospinta
di rovina in rovina in sé distrutta.

Reco per me per te morte nel cuore
il corpo la disegna d’ora in ora
in pelle rotta in macchia in disamore

Fa del vuoto morale la sostanza
la esprime in segno di dissoluzione.
Qui  resta impressa per resurrezione.

Cetta Petrollo



E' cupo nero al suolo incancrenito

In corruzione si muore il corpo mio
per schiena torta e pelle in disfacenza
per  ogni sua cesura in percorrenza
in ritmo lento in gemito d’addio.

Ha la mia pelle nuove rughe e pieghi
si rafferma e in amore più non s’apre
che  raggrumata implode la sua voce  
suo sudore ingoiando. E poi si tace.

Non ho pelle da dare né parole
né desiderio né ansito da bestia
non ho mare che s’apre né tesori

non ho fiumi di lava e ciò che resta
é paesaggio infernale incenerito
é cupo nero al suolo incancrenito.

Cetta Petrollo



Tu di qual segno di dolor m’hai fatta
in questa strada che s’avvia per morte
che toccando con mano la ferita
esperienza di fine hai dato in sorte

In ultimo regalo della vita
hai voluto per me mirra e tormento
che non si dica mai ch’io sia partita
senza avere da te  fiele  e lamento.

Non per me per altrui tocco esperienza
confinata nel giro del serpente
errante senza sosta nella pancia

rotta alternanza di dolore e morte
cupa alternanza di martirio in sorte
ala che il cielo  blocca in sepoltura

Cetta Petrollo



Dolore che di pelle sei pazienza
non ti stancare mai di fare storia
non smarrire tua cupa rimanenza
che sia per me motore ancora e ancora

Porto la pelle senza confidenza
da te retratta e su di te scolpita
di lava in lava nel dolore agita
bloccata e crocefissa in impazienza

La pelle non rinnova il suo colore
sempre rosa e sanguigno in colatura
che stiamo fissi dentro a nostro orrore

stretto per noi  in triste spaziatura.
Di croce in croce è agito il mio calvario
di verso in verso è chiuso il mio sipario.

Cetta Petrollo




Oh se per versi io v’avessi in sorte
che mischiaste parole con le mie
che mente vostra in signoria tenesse
mia mente e sguardo fermo in divenire.

Oh se ancora per versi vi tenessi
nulla mi mancherebbe nel mio andare
che corpo vostro in lingua si dispone
per reggia di parola in vostro amare.

Oh se fossimo noi ancor regnanti
nel bosco che non dà diritto alcuno
nel cerchio che si salta da bendati.

Oh se ancora noi fossimo amanti
in passione di mente e di pensiero
in passione di olfatto voi guerriero.  

Cetta Petrollo



Vostro viso sul mio mi disse l’ora
e quell’ora fermò scolpita a morte
che trascorse la sera e fu mattina
imbrunì il mezzogiorno e nacque luna.

Vostra lingua su me ridusse il tempo
e balzò sopra i tetti e dentro al corpo
vostro sguardo trattenne  il mio pensiero
e di nuovo fu sera e poi mattina.

Vostro viso  dà forma alla mia lava
che voi guardando ancora  non è esplosa
 voi aspettando chiudo il mio vulcano

per voi  fermando pendole e campane
in voi chiudendo i fianchi e la mia voce
in  voi  serrando  infine  la passione.

Cetta Petrollo



E dissi che di chiuso conversare

E dissi che di chiuso conversare
più non apra la porta il mio dolore
più non segua mia lingua vostro andare
più non dica mia pelle vostro amore

che per pelle vi dissi ad ogni ora
e per pelle vi feci ad ogni istante
e per pelle mi dolgo e mi sparisco
e per pelle vi tolgo e vi smarrisco.

Più non vivrò per voi di pelle in pelle
più non sarete in tatuato verso
di questa morte voi sarete segno

per questa morte voi sarete storia.
Per voi più non disegni il corpo mio
tenace amor di vita e  amor di morte.

Cetta Petrollo