lunedì 25 aprile 2016

IL FILM LA RAGAZZA CARLA A ROMA -TEATRO ARGENTINA - 5 maggio 2016 - ore 20 e 30 -INGRESSO LIBERO

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La ragazza Carla
con Carla Chiarelli e Elio
dal poema di Elio Pagliarani
regia di Alberto Saibene
Giovedì 5 maggio alle ore 20,30
al Teatro Argentina
Largo di Torre Argentina 52, Roma
un film creato intorno a un grande poema italiano, un esperimento unico nel genere

Programma della serata:
Saluto del direttore del Teatro di Roma Antonio Calbi
Al termine della proiezione Andrea Cortellessa e Emilano Morreale incontreranno il regista Alberto Saibene, la protagonista Carla Chiarelli, Cetta Petrollo Pagliarani e Lia Pagliarani.

Esiste un’anima della città? Un suo carattere, una personalità, un tratto distintivo che si riconosce nel tempo e che finisce per connotare anche i comportamenti dei suoi abitanti?

Carla è la figlia minore della vedova Dondi, donna della più piccola borghesia che fa pantofole per sostenere il magro bilancio famigliare.
La ragazza viene iscritta ad una scuola di formazione professionale per dattilografe. A scuola fa quello che deve fare, senza una vera passione o una convinta determinazione. In testa ha altri pensieri, altri sogni e un gran paura di buttarsi nella mischia.
Finita la scuola Carla trova lavoro presso la Transocean Limited Import Export Company, piccola ditta in piazza del Duomo. La dirige il misterioso signor Praték,  che non sembra avere grandi riguardi per i suoi dipendenti e che addirittura fa delle esplicite avances alla povera Carla. La quale scappa inorridita dalla mamma per dirle che non ne vuole più sapere di quel lavoro.
Ma la madre le dice chiaramente che trovare un lavoro non è facile di questi tempi, e la figlia non può permettersi di perderlo. La storia si chiude con Carla pronta ad affrontare una nuova giornata di lavoro, sospesa tra rifiuto della società e apertura verso la vita.
Il film nasce dal poema di Elio Pagliarani  'La ragazza Carla', uno dei capolavori misconosciuti della letteratura italiana del XX secolo, ambientato nella Milano del dopoguerra e ancora incredibilmente attuale.
L’impalcatura del  film  è costruita sulla recitazione dei passaggi  più significativi del poema da parte dell’attrice Carla Chiarelli. Il progetto prende spunto dal suo lavoro sul testo, dopo che per anni ne ha tenuto viva la memoria proponendolo al pubblico.
Con lei Elio, sorta di redattore–psicologo di un immaginario giornale che legge la ‘piccola posta del cuore’ delle ragazze di oggi e risponde alle loro domande, spesso in modo fulminante e surreale. 
I temi delle lettere  sono gli stessi del poema di Pagliarani ed esprimono il disagio delle ragazze di oggi che si affacciano per la prima volta alla realtà che la città mette davanti ai loro occhi. 

Produzione Mir Cinematografica con Rai C
inema
In collaborazione con Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD) e Fondazione Cineteca Italiana 
un progetto di Luca Bigazzi, Carla Chiarelli, Carlotta Cristiani, Gianfilippo Pedote, Simone Pera, Alberto Saibene

venerdì 12 febbraio 2016

La contemporanea Spoon river di Cony Ray



Interno 4
o di una contemporanea Spoon river


Chi vuole incontrare Cony Ray nel viaggio metropolitano di Interno 4, libro volutamente ed interamente autoprodotto dall’ autore – editore, alla ricerca di “Qualcosa di buono” che “ accada sotto il cielo della solitudine”?
I suoi passanti ce li elenca tutti a pagina 114  di questa sua raccolta di esordio, Interno 4 ( Roma 2008, pp.138), sono i Maestri della sua ricerca poetica, gli amati ispiratori della sua scrittura in uno schiacciamento ed annullamento del tempo dove “un anno o dieci anni non sono niente” ed essi, i Poeti Maestri, possono incontrare i marginali del vivere che Cony descrive nelle  narrazioni in versi del suo libro.
Dunque, fra gli altri, Edgar Allan Poe, Dino Campana, Dylan Thomas, Majakovskij, Anne Sexton, Allen Ginsberg, Biagio Propato, Blake, Bob Dylan, Jack Kerouac, Pier Paolo Pasolini, Fabrizio De Andrè, Amelia Rosselli , Lou Reed e Bertold Brecht incontrano, per le strade di questa contemporanea Spoon River, il poeta, il carcerato, il transessuale, il voyeur, l’anoressica e la suicida, e tutti quanti, incontrano, in chiusura di viaggio, il padre che educa ed indirizza, esibendo l’ineluttabilità della morte: “ a me non piacciono le sorprese che suonano il campanello/ di casa al mattino./ Attraverso i carboni del fuoco della tua malattia,/ in fondo, ho imparato la lezione. / Per ogni cosa della vita,/è bene non farsi trovare impreparati.”
L’umanità precaria che narra la diversità, narra, a ben leggere i modi della propria quotidiana morte, tinta di frammenti  corporali ( “ e quando nel cesso vomito il niente,/ quel niente mi ricorda la mia fragilità”; “ ora l’atto è compiuto,/ lo sperma è andato in un kleenex”), la danza è una danza macabra ( sai come me ,/ che la tristezza,/ in qualsiasi notte di pioggia,/ puoi schiacciarla ballando ).
La strada più che vissuta, è osservata, come metafora del vivere. Non deve trarre in inganno il vitalismo, quasi dannunziano, che apre e chiude Interno 4 ( “ amore quindi per la vita, per quella che gira fuori e dentro di noi, con tutte le sue contraddizioni, quotidiane e universali” ; “ E la poesia sotterranea è ancora Regina delle fogne…/ Ed io dal profondo continuo a credere in quella poesia”),  l’impalcatura di Cony è severamente morale e chiusa nel recinto dell’osservazione del limite estremo, che i marginali, più di tutti gli altri, conoscono e affrontano ogni giorno.
Per questo alla poesia è riconosciuta la missione “politica” di tentare il cambiamento e di scommettere sulla sua possibilità ( “ In fondo le parole nell’immagine di un verso/ filtrano in una riflessione insospettabile/ che ha il sapore di un’aggressione a sangue freddo” ).
Sceneggiatura sulla nostra contemporanea umanità, canovaccio di destini dolorosi che rimandano al nostro, Interno 4 si colloca, pienamente ed in modo del tutto originale, nella tradizione della poesia civile  del nostro secondo Novecento.

Cetta Petrollo
Cony Ray, Interno 4, Roma, 2008, pp.138