Elio Pagliarani , i
libri e le biblioteche
Ho conosciuto Elio Pagliarani nell’aprile
del 1974. Mi ero appena laureata e lui
abitava da solo in un magnifico, regale e bizzarro atalier -studio in via Margutta, la strada degli artisti,
nello stesso numero civico che ospitava Franchina, Riccardi, Turcato, Jandolo,
Severini, per citarne alcuni, insieme a molti artigiani e a qualche attore.
Si arrivava alla sua abitazione,
che poi divenne la nostra- non abbiamo cambiato casa fino al 1991, salendo per
scale all’aperto che iniziavano da un tunnel sormontato da un’aquila, in mezzo
a terrapieni con alberi di arance selvatiche, pruni, nespoli e acanti. La
passeggiata stralunata, stralunata per me che avevo solo 23 anni ,durava dieci
minuti e finiva in un piccolo slargo che dominava il cortile ed era ombreggiato
da un glicine maestoso e da un nespolo. Tintinnio di gocce nella fontana
liberty con i pesci rossi.
La porta della casa era brutta,
scrostata e piccola. Entrando ci si trovava in un’anticamera bassa e
disordinata con le travi del soffitto a vista, travi da cui pendevano
letteralmente veli di ragnatele.
Una poltronaccia rosa e sfondata
sotto alla finestra che guardava lo slargo e la fontanina era carica di riviste
e quotidiani. Alle pareti una libreria aperta , ad angolo, costruita con assi
di legno in unico blocco che occupava tutte le restanti pareti.[...]
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