domenica 27 gennaio 2013

Elio Pagliarani,Carmelo Bene nella fossa delle bolognesi


Carmelo Bene nella fossa delle bolognesi

Non par dubbio che la nuova borghesia stia scoprendo il teatro, soprattutto in provincia: e perché si staranno stufando del cinema e della televisione, e perché le signore dei gelatai delle nostre riviere turistiche si sono accorte che il teatro costituisce un'occasione sociale assai più del cinema, un motivo più serio, cioè , per sfoggiare un abito nuovo. Prendiamo il caso di Rimini: a Rimini l'unico teatro di prosa e rivista - il Novelli - è rimasto chiuso una trentina d'anni, dal '43 all'anno scorso: ma adesso che l'hanno riaperto è sempre pieno e ci fanno anche i soldi.
Mi dicono che nel riminese ormai è out la signora o signorina che non faccia la fila la mattina alle sei ( ma la farmacista più scatenata ci manda il marito) per prenotare il biglietto per lo spettacolo di Alberto Lupo ( e ciò spiega anche , beninteso, il successo della Bugiarda ovunque si sia presentato). insomma, strada facendo, succede che l'altra sera qui a Bologna m'è capitato di assistere a uno spettacolo del tutto eccezionale, dato che si trattava del ritorno sulle scene di Carmelo Bene, dopo una pausa di quattro anni, e in mezzo a un pubblico di mezzo migliaio abbondante di vicepresidentesse , al teatro Duse.
Dunque su una capienza suppongo di mille posti, vi erano almeno novecento persone così suddivise: 600 abbonati alle prime ( a tutte le prime indistintamente) di cui 500 vice presidentesse ( età media 50) e 100 dottori coetanei, e un 300 giovani e professori, anche qui netta prevalenza femminile: diciamo 200 ragazze e professoresse e cento giovanotti. Dal'altra Carmelo Bene in una nuova edizione di Nostra Signora dei Turchi.
Misteriosamente avevano capito che per Carmelo Bene non occorreva vestirsi bene ( prima frustrazione cioè) e però comunque alcuni applausi a scena aperta (" elegante, suggestiva, con tutte quelle vetrate e poche luci blu, e dietro sono tutti cuscini?"). prima perplessità: " bella la voce dall'altoparlante , ma non è sua, è sua, lui però è bello, non si sente nulla".
Io intanto osservo che è comunque singolare, e civilissima questa stragrande maggioranza femminile a teatro ( la maggioranza dei mariti staranno al caffé fra uomini) così come ai primi segni di insofferenza del pubblico non mi allarmo, anzi mi pare che qui si reagisca, si prendano cioè le faccende sul serio, non si accetti chicchessia con indifferenza.
E così il primo tempo fila via abbastanza bene e anche Lidia Mancinelli, con la sua brava aureola di fil di ferro dorato, dietro la vetrata, è bene accetta. Poi succede che forse Carmelo Bene non si divertiva abbastanza, e allora l'intervallo fra i due tempi diventa lunghissimo e quando il pubblico è snervato ben bene e nella seconda parte si aprono le vetrate e aumenta il dialogo diretto - con qualche pausa cioè del monologo dell'altoparlante - la voce dei due attori, beato chi la sente ( io la sentivo ma in prima fila): non solo il caratteristico mugugno di Carmelo quando si parla addosso - che quella è una cifra stilistica, non occorre distinguere ( ma chi lo va a spiegare alle bolognesi?), ma appunto anche il dialogo a due con la Santa Signora dei Turchi ( il dialogo ecologico della palma tagliata e dei condomini) si sente ben poco. Allora gridano e ripetono "voce!" e bene non solo non alza la voce ma gli fa rapidamente come en passant, come una variante del resto, una scorreggia con la bocca: eccoci in piena bagarre, e ci siamo rimasti fino all'ultimo: Carmelo ormai acceso e scatenato, mentre fra il pubblico un gruppetto cercava in tutti i modi di interrompere la rappresentazione, anche arrampicandosi sul palcoscenico dove appunto Carmelo Bene con gesti e parole stava insultandoli.
Ma come? :"Insulti al pubblico" è il titolo di uno spettacolo di grande successo negli ultimi anni in Germania, e per suo conto Carmelo Bene lo ha inventato e realizzato da più di dieci anni, e voi signore belle non lo sapevate? ( Mi ricordo che una sera memorabile, nel '62 credo, Carmelo in uno dei suoi spettacoli più burrascosi e provocatori si prese un cazzotto duro dal barone Franchetti, dato che la rappresentazione prevedeva e fu puntualmente realizzato, anche l'assalto alle borsette delle signore e ai portafogli dei signori: era poi sempre la famosa serata della famosa minzione vulgo pisciata su poetesse e scrittori). ( Certo si capisce non è detto che sia obbligatorio subire il gioco di " cencio della parolaccia").
In conclusione, una serata veramente memorabile e alla fine, dato che applaudivo, ho avuto il mio bel daffare a difendermi e a dare alcune spiegazioni a delle signore che volevano sapere il perché del mio applaudire: loro dicevano "buffone" e io dissi che ero d'accordo aggingendo però "grande buffone": eccezionale davvero sotto tutti gli aspetti questo ritorno di Carmelo Bene e di Lidia Mnacinelli così bella sulle scene. C'è con loro la giovanissima Lucia Cante. Scene di gino Marotta. E certo anche applausi minoritari ma convinti. 


Elio Pagliarani, da Il Fiato dello spettatore, Marsilio, 1972

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