giovedì 4 aprile 2013

Bussola



Scrivo un diario che ha un lettore - interlocutore nascosto. Questo lettore, interlocutore non mi parla seppure una volta parlò . E' come una fiamma che si consuma a poco a poco ma si sa che c'è. E' una fiamma lontana ma il suo ricordo è più forte di qualsiasi incendio. L'idea della fiamma mi spinge a scrivere. Guardo perché c'è la fiamma. Guardo come farebbe la fiamma. Misuro le parole come la fiamma vorrebbe fossero misurate.  Cammino e percorro le strade e i momenti come l'interlocutore vorrebbe percorrrerli. Li percorro con lui in fitto dialogo interno. Ogni tanto può essere che come un pirata io faccia rapide incursioni corsare nella vita vera. Per controllare che la sorgente non si sia esaurita. Che la pelle foderi ancora quel corpo, quel ritmo, quel respiro. Quegli intoppi del vivere. Quelle lente e mattutine o serali o notturne disperazioni. La mia attenzione si sofferma su un'asola sbottonata che poi si rigira nel mio pensiero, nel mio ricordo, per giorni e giorni. Su quella lieve discesa di pelle solo da me avvertita. Su quella maglia non più tirata a lucido, non più perfetta. Su quella distrazione nel taglio dei capelli. Le rapide incursioni sono sprofondamenti del cuore. L'esistenza dell'interlocutore nascosto dà la spinta di reni al mio vivere.Appunto per me e su di me e per lui e su di lui la crema delle frasi, dei versi, la panna montata del vivere. Lo so che il dialogo si fermerà quando il corpo balzerà di nuovo su fianchi lisci.  Ma ogni incontro futuro, ogni piacere, avrà senso solo se raccontato ogni giorno a chi non c'è. A chi non risponde. E pulsiamo e respiriamo in accordo, disaccordo, sottaciuto. Bussola tenace che segna nord. Dialogo ostinato. Scommessa.  

Cetta Petrollo

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