lunedì 6 maggio 2013

Il Paese sta franando


Il Paese sta franando e di cosa si occupano i nostri "intellettuali", i nostri scrittori esordienti o semi-esordienti? Scoprono l'acqua calda, scoprono che mentre tutto frana, mentre i giovani non trovano lavoro, mentre la capacità d'acquisto di pensioni e stipendi diminuisce sempre di più, mentre sono nati gli esodati, mentre le imprese, le piccole imprese, chiudono sopraffatte da strozzini e tasse ( in complice alleanza) e i suicidi aumentano e l'aggressività sociale nei confronti dei più deboli cresce, di che cosa dunque i occupano i lor signori? Ma certo! Di chi li può pubblicare! Gran dibattito! Grande questione! Se ciò interessa davvero e seriamente, non è da lì che bisogna partire, non dalle difficoltà o meno di pubblicare, ma dal resto. Se la società è forte e le persone hanno il coraggio di darsi per gli altri e non solo per se stessi , per la loro personalissima bottega e famiglia e clan ma per tutti, tutto il resto si può modificare e anche il discorso editoriale acquista dignità. Dico banalità. Ma insomma perché dovrei scandalizzarmi se i piccoli editori chiedono un sostegno agli autori? Palazzeschi si pagò la sua edizione di poesie, altrettanto fece Moravia con gli Indifferenti e anche Pagliarani la sua prima raccolta addirittura con un prestito famigliare e ce ne sono molti altri di esempi illustri. Ma quando mai c'è stato un commercio reale, una reale distribuzione della poesia? E delle riviste? E della narrativa di nicchia? No, ditemi. Il problema non è pubblicare e a che costi e con quali modalità ma trovare lettori, veri lettori per i propri testi. E poi quando un testo è necessitato e necessario lo si avverte subito, non c'è bisogno di gran cultura né di scienza. La necessità arriva. Proprio al centro della pancia.

Cetta Petrollo

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