venerdì 12 febbraio 2016

La contemporanea Spoon river di Cony Ray



Interno 4
o di una contemporanea Spoon river


Chi vuole incontrare Cony Ray nel viaggio metropolitano di Interno 4, libro volutamente ed interamente autoprodotto dall’ autore – editore, alla ricerca di “Qualcosa di buono” che “ accada sotto il cielo della solitudine”?
I suoi passanti ce li elenca tutti a pagina 114  di questa sua raccolta di esordio, Interno 4 ( Roma 2008, pp.138), sono i Maestri della sua ricerca poetica, gli amati ispiratori della sua scrittura in uno schiacciamento ed annullamento del tempo dove “un anno o dieci anni non sono niente” ed essi, i Poeti Maestri, possono incontrare i marginali del vivere che Cony descrive nelle  narrazioni in versi del suo libro.
Dunque, fra gli altri, Edgar Allan Poe, Dino Campana, Dylan Thomas, Majakovskij, Anne Sexton, Allen Ginsberg, Biagio Propato, Blake, Bob Dylan, Jack Kerouac, Pier Paolo Pasolini, Fabrizio De Andrè, Amelia Rosselli , Lou Reed e Bertold Brecht incontrano, per le strade di questa contemporanea Spoon River, il poeta, il carcerato, il transessuale, il voyeur, l’anoressica e la suicida, e tutti quanti, incontrano, in chiusura di viaggio, il padre che educa ed indirizza, esibendo l’ineluttabilità della morte: “ a me non piacciono le sorprese che suonano il campanello/ di casa al mattino./ Attraverso i carboni del fuoco della tua malattia,/ in fondo, ho imparato la lezione. / Per ogni cosa della vita,/è bene non farsi trovare impreparati.”
L’umanità precaria che narra la diversità, narra, a ben leggere i modi della propria quotidiana morte, tinta di frammenti  corporali ( “ e quando nel cesso vomito il niente,/ quel niente mi ricorda la mia fragilità”; “ ora l’atto è compiuto,/ lo sperma è andato in un kleenex”), la danza è una danza macabra ( sai come me ,/ che la tristezza,/ in qualsiasi notte di pioggia,/ puoi schiacciarla ballando ).
La strada più che vissuta, è osservata, come metafora del vivere. Non deve trarre in inganno il vitalismo, quasi dannunziano, che apre e chiude Interno 4 ( “ amore quindi per la vita, per quella che gira fuori e dentro di noi, con tutte le sue contraddizioni, quotidiane e universali” ; “ E la poesia sotterranea è ancora Regina delle fogne…/ Ed io dal profondo continuo a credere in quella poesia”),  l’impalcatura di Cony è severamente morale e chiusa nel recinto dell’osservazione del limite estremo, che i marginali, più di tutti gli altri, conoscono e affrontano ogni giorno.
Per questo alla poesia è riconosciuta la missione “politica” di tentare il cambiamento e di scommettere sulla sua possibilità ( “ In fondo le parole nell’immagine di un verso/ filtrano in una riflessione insospettabile/ che ha il sapore di un’aggressione a sangue freddo” ).
Sceneggiatura sulla nostra contemporanea umanità, canovaccio di destini dolorosi che rimandano al nostro, Interno 4 si colloca, pienamente ed in modo del tutto originale, nella tradizione della poesia civile  del nostro secondo Novecento.

Cetta Petrollo
Cony Ray, Interno 4, Roma, 2008, pp.138

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