giovedì 24 dicembre 2015

Recitativi d'amore - Recensione di Cony Ray



Recitativi d’amore – di Cetta Petrollo
Recensione di Cony Ray


Emily Dickinson, Silvia Plath, Anne Sexton?

Forse. Certo è che quella di Cetta Petrollo è quintessenza di una originale poetica al femminile che non veste – tra i versi – di quota rosa, né di una goccia di
Chanel n° 5, ma di pura essenza pregnante di vita.

Il “recitativo” forma di composizione usata comunemente in melodrammi, oratori, cantate e opere, ma talvolta anche nei concerti, qui si fa canto alla vita
e all’amare.

E’ colloquio confidenziale, che è del saper comunicare ciò che significa essere donna senza trucchi ne inganni. E’ del farsi “versi senza veli” di chi ama dal profondo la vita che altri gettano via ogni giorno e ogni notte.
E l’averti addosso di Gino Paoli, come una camicia, come un cappotto, come un bottone, una canzone mai finita, come un giorno di sole di Maggio che scalda la pelle.

Scardinati dallo scrigno dell’esistenza i cassetti dell’Io, della giovinezza, del presente consapevole, dell’amore, della magia e della perdita, l’Isola del far tesoro l’Itaca tessuta da una Penelope dei nostri giorni emerge all’orizzonte dalla costa del nostro tempo, dai versi, con slancio, trasporto, come mossi da primo impulso - come da mille leghe di un oceano di sensazioni, emozioni - fino a giungere al nostro orizzonte a volte limitato, in superficie, ed approdare nella raccolta di poesie & sonetti “Recitativi d’amore”.

Nella geografia della raccolta di versi - che idealmente s’incammina nella Genova dei carruggi fino sui sampietrini di Via Margutta, è il valore che si fa unità di misura del proprio esperito nella difettosa mappa della vita, di quel interrogarsi che pone il sé - come il lettore - davanti ad uno specchio che rifletterà ciò che nel sé conta, che è del sentir profondo nell’animo e che all’amina, quando amore è, sembra ci dica: Sospira…
E il miracolo che si compie proprio quando amare non è un fine, quando non è mai un troppo rumore per nulla e nulla andrà perso nel tempo che verrà.

L’ironia che è il sale nel mare della vita, batte il ritmo di alcuni versi.
Si fa strada come a lenire le ferite.
A volte tagliante come l’ironia di Ennio Flaiano, in un aforisma dei suoi in “Un marziano a Roma”: “La parola serve a nascondere il pensiero, il pensiero a nascondere la verità. E la verità fulmina chi osa guardarla in faccia.”.

E’ vero, volutamente non ho citato nemmeno un verso di Cetta Petrollo.
Sarebbe un sacrilegio. Come svelare la trama di un film, il suo finale, il colpo di scena.
Per voce di donna attenta, Recitativi d’amore è una possibilità che ci viene donata
dall’autrice nel poter imparare e comprendere che l’osservare le cose della vita non è più una “questione privata” ma cosmica.
Non più con gli occhi di genere ossia maschile o femminile, ma di persone.
E’ tuffarsi e immergersi in apnea nelle acque dell’esistenza,
nel circo della vita, senza rete.

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